Mostra Sabine Delafon, Graziano Folata, Benedetta Panisson

L’8 luglio presso Casa degli Artisti verranno presentati tre progetti artistici di Sabine Delafon, Graziano Folata, Benedetta Panisson, in residenza a Milano attraverso il programma AAA – Atelier Aperti per Artista. Le ricerche dei tre artisti si ispirano al tema ancestrale del mare, madre di ogni forma, offrendo tre punti di osservazione sulla dimensione marina. 

 

Sea of Millions – Sabine Delafon

Sea of Millions è una metafora dell’abbondanza: un blu oceanico che pervade ogni cosa e accende il desiderio. Durante la residenza a Casa degli Artisti, Sabine Delafon inaugura un nuovo capitolo del suo lavoro, in cui la moltitudine di opere dedicate al mare diventano una forza collettiva che si muove verso un unico obiettivo: la felicità!

Diversi anni fa, Delafon si è appropriata di una stella blu, costellando anonimamente le strade e i muri dei luoghi che hanno visto il suo passaggio. Le stelle blu si sono posate ora su fotografie, divenute cartoline da spedire per via aerea. Il blu è il colore attraverso cui l’artista torna alle origini e da dove parte per un grande viaggio. Oggi quel blu non è più solo nelle stelle, è diventato universo. E’ un blu onnipresente. E’ dentro, sulla pelle è attorno. E’ ovunque. Quel blu per Delafon è diventato il mare, l’inizio di un nuovo ciclo. Iniziato da una stella, ora scende in mezzo all’oceano profondo e avvolgente, grazie a grandi tele dipinte, dove i confini si espandono e si perdono.

Sabine Delafon ha iniziato la residenza tingendo fogli con diverse intensità di blu. Questi monocromi disposti a terra diventano un mare geometrico ed astratto, un pavimento d’acqua che rinfresca. Ha poi ripreso a dipingere. Pure avendo utilizzato negli anni il colore per opere grafiche , sempre di grandi dimensioni, le tele realizzate a Casa degli Artisti sono vere e proprie dipinti. È nel mare che l’artista si è immersa e lo ha riportato sulla tela. Un mare realistico, simbolico, visto dall’alto, forse notturno che si confonde con il cielo e diventa spazio, universo. L’artista in diversi progetti ha utilizzato delle t-shirt per diffondere idee. Qui sono vestiti tinti di blu che verano indossati. Un colore che si espande su tutte le superfici. In mostra ci sono anche fotografie del mare scattate dall’artista dove ha aggiunto il simbolo di una stella blu. Fotografie che diventano cartoline da spedire. Infine un video accelerato fatto in 24 ore del mare. Un eterno ritorno tra mare e cielo.

 

Cantico dei Fondali – Graziano Folata

“..sotto un braccio aveva una Pietra,

nell’altra una Conchiglia

di una meravigliosa lucentezza.

..nella lingua del Sogno: che la Pietra era gli Elementi di Euclide;

‘’ e questo’’, additando a la Conchiglia,

‘’quest’altro’’, disse ‘’è un Libro più prezioso’’.

Proseguì il mio amico, allungò il braccio

E mi ordinò di accostarla all’orecchio. Così feci,

ed immediatamente in una lingua

che, benchè ignota, tuttavia intendevo

udii dei suoni articolati, un alto

concerto di profetica armonia,

un’Ode che sgorgava appassionata

e prediceva distruzione ai Figli

della Terra, l’imminenza di un Diluvio.”

Preludio Wordsworth, Libro V. Da Gli Irati Flutti Wystan Hugh Auden.

Graziano Folata attraverso il suo Cantico dei Fondali ci trasporta in un mondo quasi marino dove il mare è però assente, non sappiamo se questa assenza è una venuta oppure se essa è il risultato di una dipartita. Questo universo è popolato da cere, cristalli e fusioni in bronzo che Folata ha sviluppato come la natura fa nelle profondità della terra, dove grotte e abissi si assomigliano nel buio e nelle concrezioni. Vi troviamo anche gusci orfani, conchiglie che hanno smarrito la loro forma a causa dello stesso motivo per cui la perdono anche in questo istante, per via dell’acidificazione costante dei mari. I loro cristalli si stendono sulle superfici simili a coralli, ed esse ritornano trasfigurate con l’attitudine di elementi scultorei.

Un riccio di mare, elemento destrutturato, offre di sé soltanto i propri aculei. Come falsi testimoni, degli ippocampi fusi in bronzo rimangono sospesi testa con testa, coda con coda, simili a promesse abissali di un popolo della notte. Immagini stampate da negativi fotografici, mantengono nell’occhio il voluto equivoco tra l’esser terra o cera oppure mare.  Un altro gesto del Fare, una fusione nella classica tecnica in bronzo a cera persa, la troviamo questa volta come presenza geodizzata ora divenuta metallo. Ha per  suo spazio formalizzato, la sovracopertina di Sesto Continente un libro di Folco Quilici.

“Così come al termine o in principio del Diluvio – dice Folata – le mie forme si accorderanno tra di loro, per trasportare chi perviene nello spazio espositivo a contatto con un senso. La sospensione della materia riserva lo stupore di un mondo senza mare, per il quale l’assenza è già mancanza e nel quale però ciò che poteva essere si è interrotto; tutto allo scadere invisibile tra un battito e l’altro, sul quadrante del tempo e dell’azione. Questo vuol dire che non vi è tempo passato, come  non vi é traccia di volontà del futuro. Non vi sono temi espliciti o cliché, come il ricordo smarrito di una profezia, vi è l’atto sospeso o sorpreso, come una fuga verso l’infinto o l’infinito termine ultimo di fuga.”

 

Sea Storm (Draft) – Benedetta Panisson

Il progetto Sea Storm (Draft), work in progress tra arte e ricerca accademica, espone materiali visivi di sessualità di animali marini in passato ritenute censurabilli o ritenute aberrazioni.

Un inaspettato video del 1993, recuperato grazie alla collaborazione degli archivi di WHOI, ci mostra due polpi maschi di specie diverse mentre consumano un atto sessuale nell’abisso. Una fotografia del 1911 che ritrae due pinguini in Antartide trovata dall’artista negli archivi del Natural History Museum di Londra, condusse al ritenerli sessualmente depravati, e vede qui la luce per la prima volta. Nell’ipotesi che si tratti di una delle prime fotografie di sessualità animale, l’immagine è al centro di una ricerca accademica di prossima pubblicazione condotta da Benedetta Panisson (Durham University, UK). 

Partendo da queste rare testimonianze, Benedetta Panisson ci accompagna in un percorso rivelatorio, a tratti perturbante, mettendo in scena una tempesta che è poi solo negli occhi di chi guarda. La ricerca, presentata a Casa degli Artisti in forma di bozza, vedrà il suo culmine all’interno di istituzioni museali di storia naturale internazionali, con lo scopo di scardinare i classici diorama, dove gli animali imbalsamati illustrano gli ormai superati costrutti di binarismo di genere.

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