Paolo Gentiluomo

2024

poesia, letteratura e filosofia

Paolo Gentiluomo suonò musica industriale coi TamQuamTabulaRasa (tapes, vinili, cd). Coordinò con Berisso, Cademartori e Caserza il collettivo di pronto intervento poetico Altri Luoghi partecipando ai lavori del Gruppo 93. Codiresse con Franco Vazzoler la collana teatrale Pedane mobili per la casa editrice Zona. Danzò con il ruolo di “poeta gentiluomo” e “guardialinee”  in Danze minute e sTANZe della coreografa-danzatrice Aline Nari. Lesse in feste, festival, gallerie, radio, chiese sconsacrate, monasteri, musei dell’attore, teatri, ex-macelli, varietà patafisici da lui medesimo confezionati (Mosche bianche e pecore nere –2009-, Sia disfatta la tua volontà –2010-, Il gioco della via Trucis –2011-). Allestì con l’artista Emanuele Magri Fandonia. Il paese dei Supposti (2013). Scrisse Logoi spermaticòi (Altri Luoghi, 1990), Novene irresistibili (Periferia, 1995), Catalogo (Zona, 1998), il manualetto per ragazzi Poemificio (D’If, 2003), Dice con quanti denti quest’amor ti morde (Mazzoli, 2005, finalista al Delfini), La ragion totale (Zona, 2007, finalista al Tassoni 2008 e segnalato al Montano 2009), il romanzo Lo smaltimento (Round Robin, 2010), Manuale Portatile per la Devozione del Fertile Gaudio (Sartoria Utopia, 2012 e 2015), L’onnivoro digiuno (Oèdipus, 2014, finalista al Montano 2015), Numeri dei matti (Zona, 2021).

 

Tre libri di poesia importanti per la propria formazione

La ballata di Rudi di Elio Pagliarani
Poesie di Angelo Maria Ripellino
Giacinta la rossa di José Moreno Villa

 

Epitaffio

Sanguineti – Boia Faust. Un tradimento

Notte. Faustedoardo plor e chant.

FAUSTEDOARDO: Me tapino, tapino me. Me misero miserello derelitto afflitto, me lasso che me lagno, che piango frigno e rugno! E’ una vita porca che scartabello volumazzi di pranoterapeutica, agopuntura, omeopatia, dietetica e m’informo ben bene io lì della mucillagine e della tracimazione pure e seguo corsi di vendita door to door, vis à vis, cictucic, e manuali sul rammendo del calzino e sulla stiratura bella della camicia, annate intere di selezione dal readers digest, l’arte di cucinare alla ligure, ricette in convento di Suor Monica di Clausura e l’almanacco di Frate Indovino tutto me lo leggo da capo a pié, ma zero in condotta. Eppure ho studiato e consultato Tagore, l’orario delle ferrovie, la tavola pitagorica e l’annuario dei telefoni. Emmò qui so’ secco e abbelinato com’ero che mi si appella dominus magister, paternoster, capomaster, e mi ci dicono lì a me che sono maestro e coltivo le margherite, che poi se una si chiama Grazia o Gioia o Gaia subito ci si pensa sù a cosa ci significa il nome tutto bello che quella lì si tiene per sé, ma quando uno si chiama Edoardo mica ci si pensa. E’ che poi mi ci significa, e di vergogna ne tengo una precipiterna, difensore della proprietà. Nomen omen amen, ma ahimé ego dixi -porcodissi!- non che volant verba, bensì che manent assai scripta che ti canta la carta che io mi sognavo simile a un Hoffmann/in delirio: e sono quasi il sosia di un mediocre comico inglese; sia pure considerando che la poesia è una sedia e non è detto poi che uno non possa anche sedercisi sopra. E sarà dal settantasette -ma che dico io mai?- sarà dal sessantotto, ecco, che me lo meno e meno il can per l’aia con i miei stuzzicadenti. Sta roba mi sbrindella marcio il deamicis che mi batte in petto. Sì, un grande dio ateo…e darsi unto da genio! Si sa, le soluzioni sono infinite e tutto dipende dalla soddisfazione dell’aspettativa, dal solito solerte scotimento del crine.Se non mi capite sono una polmonite. Se non si esagera come si fa a rendere un’idea? Si devono pigliar le palle al balzo, l’armonia poi ve la fate voi. Tutti contenti di essere emarginati. E sarò pure il più furbo tra sordi in croce impalati, tra nevrotici isterici e nevrotici ossessivi, ma -tizzoni d’inferno!- non ci ho niente la felicità, io lì, con tutti gli indecenti e me col mio personale non nocente che stò tutto mesto a fare il socrate da strapazzo e mi strapazzo mentre gli altri mi ci dicono: assaporiamo cannibalesche gioie come un intero esercito di troie; ma infine, mi penso e ci penso io, diamo un ordine ai nostri piaceri, come disse la buonanima pia del marchese de sade.

Paolo Gentiluomo

Paolo Gentiluomo suonò musica industriale coi TamQuamTabulaRasa (tapes, vinili, cd). Coordinò con Berisso, Cademartori e Caserza il collettivo di pronto intervento poetico Altri Luoghi partecipando ai lavori del Gruppo 93. Codiresse con Franco Vazzoler la collana teatrale Pedane mobili per la casa editrice Zona. Danzò con il ruolo di “poeta gentiluomo” e “guardialinee”  in Danze minute e sTANZe della coreografa-danzatrice Aline Nari. Lesse in feste, festival, gallerie, radio, chiese sconsacrate, monasteri, musei dell’attore, teatri, ex-macelli, varietà patafisici da lui medesimo confezionati (Mosche bianche e pecore nere –2009-, Sia disfatta la tua volontà –2010-, Il gioco della via Trucis –2011-). Allestì con l’artista Emanuele Magri Fandonia. Il paese dei Supposti (2013). Scrisse Logoi spermaticòi (Altri Luoghi, 1990), Novene irresistibili (Periferia, 1995), Catalogo (Zona, 1998), il manualetto per ragazzi Poemificio (D’If, 2003), Dice con quanti denti quest’amor ti morde (Mazzoli, 2005, finalista al Delfini), La ragion totale (Zona, 2007, finalista al Tassoni 2008 e segnalato al Montano 2009), il romanzo Lo smaltimento (Round Robin, 2010), Manuale Portatile per la Devozione del Fertile Gaudio (Sartoria Utopia, 2012 e 2015), L’onnivoro digiuno (Oèdipus, 2014, finalista al Montano 2015), Numeri dei matti (Zona, 2021).

 

Tre libri di poesia importanti per la propria formazione

La ballata di Rudi di Elio Pagliarani
Poesie di Angelo Maria Ripellino
Giacinta la rossa di José Moreno Villa

 

Epitaffio

Sanguineti – Boia Faust. Un tradimento

Notte. Faustedoardo plor e chant.

FAUSTEDOARDO: Me tapino, tapino me. Me misero miserello derelitto afflitto, me lasso che me lagno, che piango frigno e rugno! E’ una vita porca che scartabello volumazzi di pranoterapeutica, agopuntura, omeopatia, dietetica e m’informo ben bene io lì della mucillagine e della tracimazione pure e seguo corsi di vendita door to door, vis à vis, cictucic, e manuali sul rammendo del calzino e sulla stiratura bella della camicia, annate intere di selezione dal readers digest, l’arte di cucinare alla ligure, ricette in convento di Suor Monica di Clausura e l’almanacco di Frate Indovino tutto me lo leggo da capo a pié, ma zero in condotta. Eppure ho studiato e consultato Tagore, l’orario delle ferrovie, la tavola pitagorica e l’annuario dei telefoni. Emmò qui so’ secco e abbelinato com’ero che mi si appella dominus magister, paternoster, capomaster, e mi ci dicono lì a me che sono maestro e coltivo le margherite, che poi se una si chiama Grazia o Gioia o Gaia subito ci si pensa sù a cosa ci significa il nome tutto bello che quella lì si tiene per sé, ma quando uno si chiama Edoardo mica ci si pensa. E’ che poi mi ci significa, e di vergogna ne tengo una precipiterna, difensore della proprietà. Nomen omen amen, ma ahimé ego dixi -porcodissi!- non che volant verba, bensì che manent assai scripta che ti canta la carta che io mi sognavo simile a un Hoffmann/in delirio: e sono quasi il sosia di un mediocre comico inglese; sia pure considerando che la poesia è una sedia e non è detto poi che uno non possa anche sedercisi sopra. E sarà dal settantasette -ma che dico io mai?- sarà dal sessantotto, ecco, che me lo meno e meno il can per l’aia con i miei stuzzicadenti. Sta roba mi sbrindella marcio il deamicis che mi batte in petto. Sì, un grande dio ateo…e darsi unto da genio! Si sa, le soluzioni sono infinite e tutto dipende dalla soddisfazione dell’aspettativa, dal solito solerte scotimento del crine.Se non mi capite sono una polmonite. Se non si esagera come si fa a rendere un’idea? Si devono pigliar le palle al balzo, l’armonia poi ve la fate voi. Tutti contenti di essere emarginati. E sarò pure il più furbo tra sordi in croce impalati, tra nevrotici isterici e nevrotici ossessivi, ma -tizzoni d’inferno!- non ci ho niente la felicità, io lì, con tutti gli indecenti e me col mio personale non nocente che stò tutto mesto a fare il socrate da strapazzo e mi strapazzo mentre gli altri mi ci dicono: assaporiamo cannibalesche gioie come un intero esercito di troie; ma infine, mi penso e ci penso io, diamo un ordine ai nostri piaceri, come disse la buonanima pia del marchese de sade.

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