Coquelicot Mafille – Set sail to somewhere golden

Set sail to somewhere golden di Coquelicot Mafille è un insieme di drappi dipinti e cuciti su tessuto di cotone sparsi in uno spazio, un Open Space. Questi banner galleggianti – 5/6 bandiere di 150 x 230 circa – abitano lo spazio, lo vestono, lo modellano e lo muovono come una storia che viene raccontata. Come una storia che viene letta, come una finestra che si apre, come un paesaggio inventato da pannelli scorrevoli di poesia e che risveglia la coscienza. In piedi ma fluttuanti in una grande stanza o in una sala, leggermente appesi al soffitto, mentre il pubblico li attraversa e ne legge i segni e il significato esaltati da un’atmosfera testuale. Sono composizioni pittoriche di grande formato che vogliono raccontare le relazioni umane e non, la loro intimità, la loro ipotetica distanza e la necessità di recuperare un nuovo paradigma di rappresentazione del mondo. Sono poesie visive in cui emerge l’intreccio e la convergenza di ambienti, specie, linguaggi e memorie. I temi che ripropongo attraverso la figurazione e la delicatezza delle linee pittoriche e dei colori vivaci sono un filo conduttore con simboli, sogni, metissages, connessioni e confluenze che appartengono a tutti gli esseri viventi terrestri di tutti i luoghi, di tutte le epoche e di tutti i tempi.

Le opere possono essere chiamate drappi, manifesti, veli. Nel realizzarle l’artista rievoca anche stendardi processionali come parte di un’immaginaria cerimonia panteistica e pagana. Possono anche assomigliare a manifesti di propaganda socialista per portare una posizione critica verso la società consumistica e paradossale in cui gli esseri umani sembrano boccheggiare. Questa serie di opere d’arte in tessuto fluttuante sono un’invocazione piena di energia vitale che ci invita a essere consapevoli dell’interconnessione di tutti gli esseri viventi. Sono un’esortazione a comprendere l’importanza di appartenere a questo pianeta Terra, la responsabilità di essere parte di un ecosistema. L’obiettivo di fondo è quello di scuotere e decolonizzare il nostro pensiero per agire rapidamente rispetto allo spegnimento degli ecosistemi intrecciati. Gli esseri umani non sono gli unici a pensare, né le uniche specie a sentire e ad avere una rappresentazione del mondo. Come spiega brillantemente Eduardo Kohn nel suo libro “Come pensano le foreste: verso un’antropologia oltre l’umano”, tutti gli esseri viventi comunicano attraverso segni, meraviglie e sogni.

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